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Garrincha Dischi: Hip-nostalgia

Una delle etichette più attive e in vista del circuito indie ha reiventato, alla sua maniera, un supporto arcaico come la musicassetta. Perché? E perché no?
A cura di Federico Guglielmi
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Per una buffa coincidenza, anche nel 2013 la seconda rubrica di luglio aveva avuto come tema la Garrincha Dischi. Allora si era parlato della tappa romana di “Garrincha loves…”, la serie di concerti che fra l'altro sta proseguendo in questa già troppo calda estate, mentre ora i nostri riflettori sono puntati sul nuovo progetto, sempre collettivo, dell'etichetta emiliana: una collana di raccolte di artisti vari denominata “Garrincha Mixtape”. Dalla scorsa settimana è disponibile in download gratuito il ”Vol.1 – Estate 2014”, appropriatamente intitolato “Sudorama”; oltre i file musicali, nella cartella è contenuto il PDF della simpatica copertina – disegnata da Martina Lorusso – che volendo può essere stampato, così come i dieci brani possono essere registrati su un‘audiocassetta (basta una C-45) per ottenere una reliquia d‘altri tempi, di quelle tanto apprezzate dal pubblico indie più hip. Perché, diciamolo, chiunque nel 2014 decida di utilizzare un supporto scomodo, facilmente deteriorabile e carente sotto il profilo sonoro come la “compact cassette” può farlo unicamente per la smania di mostrarsi/sentirsi diverso, alternativo, cool.

La Garrincha, almeno per ora, non vende cassette già pronte, ma non è escluso che in futuro ne diffonda tirature esigue – qualche decina di copie, come fa per alcuni vinili – per i frequentatori dei banchetti allestiti alle sue serate. Oggi come oggi, quindi, per possedere “l'oggetto” lo si può solo autoconfezionare, procurandosi l'apposita macchina analogica (se in casa c'è un vecchio impianto Hi-Fi, dovrebbe esserci pure quella: nel Mesozoico la chiamavamo “piastra”) e una cassetta vergine (state sereni: Amazon le ha). Non volendo limitare a esporla nella propria cameretta per incuriosire gli amici ignari dei progressi della Retromania, ci si deve fornire di un riproduttore portatile: un walkman se si ama l'ascolto in solitudine, un “radione” stereo se invece si preferisce la condivisione con la comitiva, in spiaggia o altrove. Insomma, tutto un impiccio non da poco, e per quale fine? Per atteggiarsi al “Mi ami” seduto sotto un manifesto di Alessandro Baronciani in attesa del set di Nicolò Carnesi o Paletti? Che poi, diciamo anche questo, è già da un paio di anni o forse più che le audiocassette hanno ricominciato a circolare in ambito underground in quanto “fighe”, benché si smagnetizzino con l'uso e si sentano da far schifo. Però, se dell'idea si appropria la Garrincha, il livello di (presunta) coolness sale, al punto che ci trova a parlarne e scriverne. Maledetti, mi hanno fregato di nuovo (risate in sottofondo, come in certe serie TV; a scanso di equivoci).

Arrivato al paragrafo conclusivo, mi accorgo di non avere ancora speso nemmeno una riga per i contenuti del nastrino (virtuale). Rimedio immediatamente spiegando che le dieci tracce costituiscono un inusuale ma efficace sampler delle proposte della Garrincha. Inusuale perché, accanto a quattro “singoli” di Brace, Magellano, La Rappresentante di Lista e naturalmente Lo Stato Sociale sfilano sei pezzi di diversa provenienza: un inedito de L'Officina della Camomilla che anticipa il secondo album del gruppo milanese, due episodi dal vivo de L'Orso (con ospite Mecna) e I Camillas – a mio avviso la perla della raccolta, quantomeno in termini di simpatia – e le cover di “Solo tu” dei Matia Bazar, “E non andar più via” di Lucio Dalla e “Per fare a meno di te” di Giorgia, interpretate rispettivamente dai Chewingum, dalla band aperta Garrincha Star All Stars e dal boss della label Matteo (Costa) Romagnoli. In giorni lontani, i mixtape erano spesso usati come dichiarazioni in musica, per partecipare all'amato o amata i propri gusti in fatto di canzoni. Magari nel caso specifico sarà meglio svolgere una piccola indagine preliminare, ma l'eventuale sbattimento per regalare non un semplice indirizzo per il download bensì la cassettina allo scopo realizzata, qualche effetto positivo dovrebbe sortirlo. Sempre che la ragazza o il ragazzo, ricevuto il dono, non lo guardi con stupore e se ne esca con qualcosa tipo “bello, ma a che serve?”.

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Federico Guglielmi si occupa professionalmente di rock (e dintorni) dal 1979, con una particolare attenzione alla musica italiana. In curriculum, fra le altre cose, articoli per alcune decine di riviste specializzate e non, la conduzione di molti programmi radiofonici delle varie reti RAI e più di una ventina di libri, fra i quali le biografie ufficiali di Litfiba e Carmen Consoli. È stato fondatore e direttore del mensile "Velvet" e del trimestrale "Mucchio Extra", nonché caposervizio musica del "Mucchio Selvaggio". Attualmente coordina la sezione musica di AudioReview, scrive per "Blow Up" e "Classic Rock", lavora come autore/conduttore a Radio Rai e ha un blog su Wordpress, L’ultima Thule.
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