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Filippo Margheri: dopo i Litfiba… meglio solo

A quattro anni abbondanti dal termine della sua avventura nella storica band fiorentina, l’ex frontman dei “Litfiba 3.0” sta per ritornare con il suo progetto solistico. Saremo noi di fanpage.it a tenerlo a battesimo.
A cura di Federico Guglielmi
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Gli appassionati di fumetti Marvel dovrebbero ricordare la collana “What if…?”, che azzardava ipotesi spesso intriganti di cosa sarebbe accaduto se un certo evento-cardine della vita di un super-eroe avesse avuto uno sviluppo diverso da quello in origine stabilito dallo sceneggiatore. Un po’, per capirci, come nel popolare film “Sliding Doors”. Cosa c’entrano fumetti e cinema? Nulla, se non che la storia di Filippo Margheri sarebbe ideale per un “What if…?” (o una “sliding door”) a sfondo musicale. Si era infatti sul finire del 2007 quando Ghigo Renzulli, chitarrista e co-fondatore dei Litfiba, decideva di rimettere in piedi la band dopo una fase di congelamento dovuta al “rompete le righe” del secondo organico, quello che aveva come frontman Gianlugi “Cabo” Cavallo e che, in quasi sette anni di attività fra il 1999 e il 2006, aveva pubblicato tre album: un periodo di livello artistico alterno ma soprattutto non esaltante a livello di consensi commerciali, in assoluto e non solo al paragone con la quasi ventennale saga in cui il microfono era stato in mano a Piero Pelù. Desideroso di ripartire con un sound concreto e senza eccessi di fronzoli, all’insegna di un moderno hard rock in italiano, Renzulli aveva visto in Margheri – già rodato dalla militanza nei Miir – il partner perfetto: songwriter oltre che cantante, l’allora ventisettenne musicista fiorentino sembrava avere le qualità giuste per garantire ai Litfiba “3.0” una carriera forse meno “pop” e spettacolare, ma di buon profilo.

Presentato sul sito ufficiale nel luglio 2008, Margheri dava prova delle sue doti con il video Effetti collaterali, diffuso su Internet due mesi dopo. Nel febbraio dell’anno seguente era la volta dell’EP – sempre in Rete – “Five On Line”, e altri tre brani vedevano la luce con le stesse modalità in estate. La prova sul palco, davanti a platee discretamente folte, era invece superata a settembre, con il concerto del 6 ad Aosta e quello del 12 a Modena. Intanto, il gruppo aveva approntato una decina di nuovi pezzi e inciso un demo da proporre alle case discografiche. Tutto come da copione, insomma… a parte il fatto che, in autunno, le strade di Piero Pelù e Ghigo Renzulli si riunivano, e Filippo veniva messo senza troppi complimenti alla porta. “Per me è stata una bella esperienza che senz’altro ripeterei”, ebbe a dirmi nel gennaio 2012, “anche se prenderei qualche precauzione per evitare di ritrovarmi, com’è accaduto, con in mano un pugno di mosche. Non sono uno sprovveduto, sapevo che un giorno Piero sarebbe potuto tornare, ma rimane amarezza per come sono stato accantonato dopo avere dedicato ai Litfiba due interi anni della mia vita”. Ulteriore motivo di disappunto, che almeno tre episodi da lui elaborati assieme a Ghigo finivano – seppure rimaneggiati e con altri testi – nel repertorio dei Litfiba, senza credits o ringraziamenti: “Sole nero”, già “Il pianeta delle scimmie”, in “Stato libero di Litfiba”, e poi “La mia valigia” ed “Elettrica”, vale a dire “Se sparissi per sempre” e Poesie dimenticate”, in “Grande nazione”.

Eccolo, il potenziale “What if…?”. Cosa sarebbe accaduto se Piero Pelù non fosse voluto rientrare nei Litfiba o se Ghigo Renzulli avesse scelto di proseguire il sodalizio con Margheri? Impossibile saperlo. Evitiamo quindi le congetture e concentriamoci su un oggi che vede Filippo pronto a ricalcare le scene con il suo progetto solistico, il cui esordio – il videosingolo “Scusa signore” – sarà lanciato fra due giorni in esclusiva proprio qui su music.fanpage. Si tratta ovviamente solo del preludio a un album da tempo in lavorazione che segna il riallacciarsi del rapporto del musicista con gli altri tre ex Miir (Martin Minelli alla chitarra, Duccio Griffini al basso, Matteo Bonini alla batteria) e l’ingresso nella band di Filippo Benesperi alle tastiere. Nella scaletta del disco, intitolato “InDipendenza”, ci saranno quasi sicuramente “Sepolto vivo” e “La rabbia in testa”, due delle canzoni portate ai Litfiba, ma la curiosità maggiore è quella di scoprire quale sarà l’orientamento stilistico generale e fin dove Margheri riuscirà a penetrare nel panorama rock nazionale. Giovedì 27 toccherà a “Scusa signore” iniziare a fornire qualche risposta.

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Federico Guglielmi si occupa professionalmente di rock (e dintorni) dal 1979, con una particolare attenzione alla musica italiana. In curriculum, fra le altre cose, articoli per alcune decine di riviste specializzate e non, la conduzione di molti programmi radiofonici delle varie reti RAI e più di una ventina di libri, fra i quali le biografie ufficiali di Litfiba e Carmen Consoli. È stato fondatore e direttore del mensile "Velvet" e del trimestrale "Mucchio Extra", nonché caposervizio musica del "Mucchio Selvaggio". Attualmente coordina la sezione musica di AudioReview, scrive per "Blow Up" e "Classic Rock", lavora come autore/conduttore a Radio Rai e ha un blog su Wordpress, L’ultima Thule.
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