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È in streaming il futuro della musica? Youtube pensa di sì

In un mondo in cui i cd non si vendono più e dove lo streaming non sale come in passato è lo streaming il nuovo filone d’oro per le aziende. Per questo Youtube sta pensando a una piattaforma streaming basata sui video che dovrebbe essere lanciata a Natale.
A cura di Francesco Raiola
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Una delle notizie principali del mondo dell'industria musicale della settimana è senza dubbio l'idea di Youtube di lanciare un servizio di streaming. Anche il colosso video di proprietà di Google, quindi, decide che il futuro è lo streaming e se il downloading soffre fino ad oggi, per la prima volta, un leggerissimo calo (nei singoli brani, più che negli album), seguire i passi di siti ormai solidi come Pandora, Rdio e Spotify diventa quasi un imperativo per un'azienda leader nel campo musicale. Con il ridimensionamento di quello che negli anni 80 e 90 fu il canale musicale per antonomasia, ovvero Mtv, dove giravano i video dei pezzi più famosi al mondo e l'atomizzazione data dal digitale, Youtube è diventato sempre più il principale catalizzatore di video al mondo, fulcro del marketing e parte importante anche di quella che è una delle classifiche più seguite, ovvero quella "social" di Billboard. È stato grazie a Youtube che alcuni cantanti hanno potuto raggiungere un successo insperato in passato, basti pensare all'esempio di Psy (non  parliamo di qualità, ma di viralità), che grazie alla quantità di visualizzazioni è diventato un fenomeno mondiale.

È stata Billboard a dare la notizia dell'idea di Youtube, che viene poco dopo che l'azienda ha deciso di gettarsi anche nel mondo dei "Premi", annunciando un cast che annovera Lady Gaga, Eminem e Arcade Fire e Spike Jones come direttore creativo, e che si terrà il 3 novembre. I servizi di streaming, infatti, sono in crescita, nonostante le critiche che si sono levate da alcune personalità influenti del mondo della musica.

Il servizio on-demand di Youtube dovrebbe basarsi, ovviamente, sui video, vera forza dell'azienda e dovrebbe contemplare un doppio servizio, quello gratuito e quello Premium, col primo che permette l'accesso a tutte le tracce, mentre l'altro permetterebbe oltre alla fruizione di tutte le tracce anche la possibilità d'accesso da tutte le piattaforme comprese, ovviamente, quelle mobile. Ovviamente il primo continua la politica aziendale di permettere un numero enorme di click così da vendere pubblicità. Il servizio, che secondo alcune indiscrezioni dovrebbe partire già da Natale, benché dall'azienda il silenzio regna sovrano, dovrebbe implementare il servizio di playlist di cui è già possibile usufruire ora, dando maggiore organizzazione al servizio che oggi costringe a usufruire dei video in maniera lenta (ma inesorabile).

Un altro problema che dovrà affrontare il servizio è quello del catalogo. Youtube, infatti, è lontano da avere a disposizione quello delle altre piattaforme streaming, basandosi sulle uscite ufficiali dei video, sui live etc, ma non potendo sempre contare su tutte le canzoni dei diversi album (e spesso deve ringraziare i propri utenti e una certa impossibilità da parte di tutte le etichette di controllare il contenuto  – o la loro volontà di far girare contenuti, chiudendo un occhio sui permessi – . A questo proposito starebbe stringendo accordi con le tre major principali, ma ancora non si sa nulla delle label indipendenti. Uno dei servizi, invece, che potrebbe dare è quello dell'ascolto offline, una sorta di read-later (i servizi che permettono di salvare gli articoli che non si riescono a leggere istantaneamente, permettendo di leggerli anche offline), ma anche per questo non c'è nulla di ufficiale e ci si basa su voci e insider.

Fra pochi mesi, comunque, dovremmo avere maggiori conferme e a quel punto sarà interessante capire come risponderanno artisti e competitor, che vedono uno dei maggiori colossi scendere in campo con Google alle spalle (e Google Play potrebbe avere un ruolo non indifferente in questa nuova avventura). L'importante, per Youtube, sarà di fare le cose per bene, ché di aziende che si sono lanciate in progetti musicali, fallendo, ne abbiamo già viste (Twitter docet).

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