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Carpacho! per tutti

Nell’attesa del terzo album, in fase di concepimento, il gruppo romano offre a tutti l’opportunità di (ri)scoprirlo. Cogliendola, si troverà la compagnia ideale per quanto rimane dell’estate e per tutte le stagioni che verranno.
A cura di Federico Guglielmi
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Sarà capitato anche a voi non solo di avere una musica in testa, ma di ascoltare canzoni che, pur sembrando avere tutto quel che occorre per il successo su vasta scala, rimangono inspiegabilmente appannaggio di pochi. Ne sanno qualcosa i Carpacho!, che di queste canzoni non adeguatamente premiate da consensi plebiscitari ne propongono da oltre un decennio. Colpa di un physique du role inadatto al ruolo di (pur piccole) star? No, come dimostrano i servizi fotografici e la disinvoltura sul palco. Scarsa abilità nel promuoversi? Nemmeno un po’: la trovata del 2009 di vendersi su eBay in cambio di un contratto discografico, ad esempio, non passò certo inosservata, e tre anni prima la versione strumentale della loro “C.A.R.P.A.C.H.O.” era stata utilizzata in uno spot dell’AVIS che aveva come testimonial la A.S. Roma. Mancanza di impegno o coraggio? Macché, per raccogliere altre esperienze non hanno esitato a trasferirsi per un lungo periodo a Londra. E allora? Per quanto tirarla in ballo possa dare l’idea di una scorciatoia, di sicuro c’entra parecchio la sfortuna: basti pensare alle etichette dei loro due album, la Sleeping Star per “La fuga dei cervelli” e la Pippola Music – quella che ha lanciato Brunori Sas – per “La futura classe dirigente”, che sono sparite di circolazione prima di poter sostenere concretamente e con continuità i loro protetti.

Facendo i debiti scongiuri affinché con la prossima label il detto “non c’è due senza tre” si riveli per una volta privo di fondamento, la band capitanata dal cantante, chitarrista e (soprattutto) compositore Marco Catani sta attualmente lavorando sui nuovi brani. Intanto, dalla fine di giugno, sul sito ufficiale è stata resa disponibile per il download gratuito un’antologia intitolata – con un sorriso appena velato di amarezza sulle labbra – “Non è più tempo di illudersi”: dieci estratti dai vecchi album e tre dagli EP “Funeral buffet” e “L’oracolo e il fardello”, risalenti rispettivamente al 2003 e al 2009. Una selezione essenziale di cinquanta minuti che il gruppo ha concepito per presentarsi nel modo a suo stesso avviso migliore; per quanti apprezzassero, nella pagina è comunque possibile scaricare, anch’essi senza esborsi, i dischi completi, per un totale di ulteriori diciassette episodi. O diciotto, se si volesse aggiungere alla già ricca scaletta la cover di “Nord Sud Ovest Est” realizzata lo scorso anno per il tributo agli 883 “Con due deca”.

Ma cosa suonano i Carpacho!, da scrivere rigorosamente con il punto esclamativo? In sostanza, un pop-rock estroso ed esuberante per quanto riguarda ritmi e melodie, nel quale si innestano versi in italiano dove regnano l’imprevedibilità e un gusto ludico che evita il cazzeggio filo-demenziale, come magari ci si potrebbe attendere da un ensemble che ha voluto battezzarsi con il nome – buffamente storpiato “alla spagnola” – di una pietanza. Forti di pezzi vivacissimi come “Il reale mi dà l’ansia” e “Regole per un cervello difettoso” e di momenti più pacati e morbidi come “Assassino seriale sensibile”, e senza che si avvertano stacchi rilevanti fra il repertorio più datato (nel complesso più asciutto) e quello più recente (all’insegna di una maggiore ricercatezza), la band è collocabile da qualche parte fra gli altri “magnifici perdenti” Numero6 e i fortunatissimi Baustelle: suggestioni e non influenze, in ogni caso, perché al di là dei mille richiami, volontari e non, alle tradizioni del pop “d’autore” i ragazzi romani – da poco tornati in quattro, dopo essere stati per un tot in cinque – non difettano di personalità. Li attendiamo alla prova del difficile terzo album (Caparezza sbaglia, quello davvero problematico non è il secondo), con la fiducia che è d’obbligo riservare a chi ha sempre dimostrato di meritarla.

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Federico Guglielmi si occupa professionalmente di rock (e dintorni) dal 1979, con una particolare attenzione alla musica italiana. In curriculum, fra le altre cose, articoli per alcune decine di riviste specializzate e non, la conduzione di molti programmi radiofonici delle varie reti RAI e più di una ventina di libri, fra i quali le biografie ufficiali di Litfiba e Carmen Consoli. È stato fondatore e direttore del mensile "Velvet" e del trimestrale "Mucchio Extra", nonché caposervizio musica del "Mucchio Selvaggio". Attualmente coordina la sezione musica di AudioReview, scrive per "Blow Up" e "Classic Rock", lavora come autore/conduttore a Radio Rai e ha un blog su Wordpress, L’ultima Thule.
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