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Baustelle: dal vivo a Roma, per riproporre la loro sfida pop

Da una decina di giorni è nei negozi il primo album dal vivo di una delle band più atipiche del nostro panorama rock-pop. Non è una delle solite speculazioni pretestuose, com’è fin troppo facile riscontrare con un’analisi un minimo attenta.
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A cura di Federico Guglielmi
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Nel 2015 i Baustelle hanno festeggiato i quindici anni del loro esordio, “Sussidiario illustrato della giovinezza”, e nel 2016 toccherà al ventennale di carriera. Gli estremi per impinguare con il primo album dal vivo una discografia che ne annoverava già sei di studio più una colonna sonora, insomma, c’erano eccome, e sarebbero stati legittimi anche se la band toscana lo avesse concepito solo come mezzo per rimarcare il peso specifico del proprio percorso. Eventuali intenti autocelebrativi a parte, comunque, esistevano molte ottime ragioni per pubblicare un documento in concerto del gruppo: ad esempio, immortalare lo specialissimo tour di “Fantasma”, l’ambizioso lavoro del 2013 che per il terzetto composto da Rachele Bastreghi, Francesco Bianconi e Claudio Brasini ha costituito la definitiva prova di maturità; poi, coprire un buco di mercato, visto che assai difficilmente nel medio-breve termine vedrà la luce qualcosa di nuovo; infine, prendersi una specie di rivincita su quanti hanno a lungo ripetuto, in fondo non completamente a torto, che sul palco i Baustelle non erano all’altezza delle aspettative. Da un bel po’ di tempo la situazione è cambiata e i ragazzi hanno imparato a offrire performance di alta qualità, ricche e ineccepibili sul piano tecnico oltre che, nel loro genere, spettacolari. Cosa c’è di sbagliato, nel voler fissare tale realtà su un CD e un (doppio) vinile?

“Roma Live!” si presenta splendidamente, a cominciare dalla copertina di gusto psichedelico firmata Malleus, evocativa nell’immagine anteriore e concettuale in quella posteriore, dove i visi di Claudio, Francesco e Rachele si sovrappongono a una struttura metà Colosseo e metà Gazometro; sensato, per un disco che è stato inciso in due location “aristocratiche” (Auditorium della Conciliazione e Auditorium – Parco della Musica) e una “popolare” (l’ex Mattatoio di Testaccio). Un bel contenitore per bei contenuti, con dodici brani attinti non equamente dagli album (ma almeno uno per ciascuno c’è) e due inedite riletture di canzoni altrui, molto significative dell’indole baustelliana: “Signora ricca di una certa età”, adattamento in italiano curato da Bianconi di “A Lady Of A Certain Age” dei Divine Comedy di Neil Hannon, compagine nordirlandese di pop sofisticato, romantico e decadente, e “Col tempo”, classico anni ‘70 dell’immenso Léo Ferré. In scaletta, la formazione rock di base è affiancata ora da un’orchestra sinfonica, ora da una sezione fiati, ora da un quartetto d’archi, a rispecchiare le diverse modalità con le quali “Fantasma” – di cui è stato qui ripreso solo un pezzo, “Nessuno” – è stato presentato in tour fra il febbraio 2013 e il luglio 2014. Diverse modalità che indicano chiaramente come la band non intenda sedersi sulla consolidate certezze acquisite e concepisca la (propria) musica come una continua sfida; non nervosa né tantomeno sanguinosa, ma da affrontare con il cuore colmo di sentimenti positivi – a dispetto delle malinconie che non mancano mai – e il sorriso sulle labbra.

Non sono convinto che “Roma Live!” sia, com’è stato scritto, una sorta di “Greatest Hits” non convenzionale; anzi, direi che l’assenza di parecchi episodi-chiave, benché altri siano presenti, lo rende inadatto al ruolo. L’associazione “dal vivo”/”raccolta di successi” è però un cliché, e la Storia ha dimostrato che i Baustelle hanno sempre voluto eludere le scelte più ovvie (basti pensare che l’hit “Piangi Roma”, che nella Capitale è stata eseguita, è rimasta esclusa da questo live). L’ultimo disco è invece un’affascinante istantanea sonora, esaustiva nonostante sia stata per forza di cose compressa in settantatré minuti, dell’ormai incontestabile autorevolezza con cui i Nostri hanno imparato a raccontare un mondo che è soltanto loro, seppur nell’evidenza – che mai hanno cercato, peraltro, di nascondere – dei riferimenti artistici, culturali e, sì, emotivi. Un mondo che si può anche considerare invivibile, d’accordo, ma che per quanti sono in naturale sintonia con le sue suggestioni è come il Giardino dell’Eden. Con tanto di serpente tentatore, va da sé.

https://www.youtube.com/watch?v=5pxp8MIufRM
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Federico Guglielmi si occupa professionalmente di rock (e dintorni) dal 1979, con una particolare attenzione alla musica italiana. In curriculum, fra le altre cose, articoli per alcune decine di riviste specializzate e non, la conduzione di molti programmi radiofonici delle varie reti RAI e più di una ventina di libri, fra i quali le biografie ufficiali di Litfiba e Carmen Consoli. È stato fondatore e direttore del mensile "Velvet" e del trimestrale "Mucchio Extra", nonché caposervizio musica del "Mucchio Selvaggio". Attualmente coordina la sezione musica di AudioReview, scrive per "Blow Up" e "Classic Rock", lavora come autore/conduttore a Radio Rai e ha un blog su Wordpress, L’ultima Thule.
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