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Amy Winehouse è stata uccisa più dalla bulimia che dall’alcol

Era una delle stelle del firmamento della musica mondiale, vincitrice di 5 Grammy Awards per il suo capolavoro “Back to Black”, ma Amy Winehouse ha dovuto affrontare problemi di droga e alcol, che alla fine l’hanno uccisa. Anche se il suo problema più grande, ammette oggi il fratello, era la bulimia.
A cura di Francesco Raiola
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Avrebbe compiuto 30 anni a settembre, Amy Winehouse, se l'alcol non l'avesse portata via nel luglio di due anni fa. Una delle voci più potenti di questi ultimi anni, la Winehouse era considerata una delle stelle della musica mondiale, portandosi appresso gli onori di una carriera breve ma fulminante e gli oneri che questa comportava. Oneri ai quali ha risposto soprattutto con alcol e droga, una combinazione letale, come ammette nella sua prima intervista – rilasciata al Guardian – anche il fratello Alex, che però, sottolinea, non è stato il vero motivo della sua morte.

In una lunga intervista in occasione dell'inaugurazione di una mostra dedicata proprio alla cantante dal Museo Ebreo di Camden, il fratello ha parlato della vita della sorella e del suo rapporto con lei, senza mai cadere, però, nel sentimentalismo. Un'intervista bella, profonda, in cui Alex non nasconde i problemi che la sorella ha dovuto affrontare, ma in cui ammette che ad ucciderla è stata soprattutto la bulimia da cui la Winehouse non riusciva più ad uscire. La malattia, infatti, l'avrebbe lasciata "più debole e più suscettibile"; "Soffriva di bulimia. Non è una rivelazione, bastava guardarla… Probabilmente sarebbe morta lo stesso nel modo in cui è morta, ma ciò che realmente l'ha uccisa è stata la bulimia". La Winehouse sarebbe stata colpita dalla malattia nella tarda adolescenza, per poi esserne perseguitata per tutta la vita, come sottolinea anche il quotidiano inglese.

La mostra è stata voluta dalla fondazione omonima che la famiglia ha creato all'indomani della morte della cantante per aiutare le persone affette da problemi di droga e alcol. Fondazione fondata dal padre della Winehouse e dal fratello, che ha abbandonato il suo lavoro di giornalista musicale per aiutarlo: "Mio padre aveva due scelte: avrebbe potuto lasciarsi distruggere o usare la memoria di Amy per riprendersi e fare qualcosa di buono". Nell'intervista Alex parla dei problemi di droga della sorella, di come fosse "annoiata, frustrata", ma anche "incredibilmente generosa. Facevo tutto per tutti. Era leale come sorella, figlia e amica. Credo sia stata l'amica più leale che abbia mai conosciuto".Il problema, sottolinea Alex, è quello che gli ripeteva il padre in continuazione, ovvero che uno poteva cercare di starle vicino quanto più possibile "ma ognuno è responsabile di se stesso e se una persona non ha interesse nello stare meglio, non c'è molto che uno possa fare" In più ci si metteva anche la stampa che le stava appresso ogni secondo e aveva per lei "un interesse per lei totalmente insano".

C'era, però, una cosa che proprio non gli piaceva molto della sorella, ammette Alex, e la rivelazione è sorprendente, ovvero, la musica: "Non rientrava nel mio gusto. Io sono un po' più rock rispetto a lei".

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